giovedì 9 aprile 2015

Introduzione: "Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”

Con google, digitando “fondazioni a vite”, in primis nelle prime pagine si trova un elenco di ditte (alcune produttrici, altre che le importano); scorrendo i risultati della ricerca si riesce a trovare l’invito ad un convegno e qualche pagina avanti una ricerca di un professore universitario a supporto di un altro convegno (ad oggi, data in cui pubblico il post). Scrivendo il termine inglese “screw piles” oppure “helical piles”, come primo risultato è la voce descritta in Wikipedia, quindi a seguire il solito lungo elenco di ditte, stavolta tutte straniere intervallate da link di filmati postati su Youtube; aggiungendo “pdf” ai termini ecco apparire dinanzi un’innumerevole serie di ricerche e guide per il calcolo e la progettazione, e qualche libro completamente dedicato. Abbonda perciò il materiale a supporto di una ricerca personale, che essa sia a livello di formazione professionale, a livello di opportunità di lavoro oppure semplicemente per tentare di limare ancor di più l’importo totale del preventivo per l’opera che si intende realizzare.

Ovviamente bisogna restringere il campo ad aziende italiane, per non dire locali se si decide di utilizzare le viti in un intervento; se interessa l’approfondimento delle metodologie di calcolo vi è l’imbarazzo della scelta nei pdf disponibili in rete in lingua straniera, mentre è opposta la situazione nell’idioma italico. Oltre a questo, non resta che consultare i siti dei fornitori o contattarli direttamente, fissare un incontro per toccare con mano la questione ed uscirne con le idee un più chiare, almeno teoricamente. Appunto teoricamente: ecco allora presentarsi una vasta casistica di destinazioni ed utilizzi, un’ampia gamma di prodotti tra cui scegliere anche far produrre, ed infine diverse modalità di posa in opera: in pratica un mare di soluzioni e nozioni.

Rispetto alle iniziali apparenze di nicchia, le fondazioni a vite si rivelano un vero e proprio settore. Da un lato sembra che nicchia non possa altro che rimanere come domanda sul mercato rispetto al consumo di calcestruzzo (95,3 mln di m3 nel 2007 e 38,1 mln di m3 nel 2014)(1); d’altro canto anche no, per via dell’incremento del numero di imprese che negli ultimi anni si propongono a fronte del trend negativo dell’intero comparto delle costruzioni.   
  
A fronte di ogni personale decisione, sul lasciar perdere le fondazioni a vite o continuare ad informarsi, per gli interessati e neofiti il sito tratterà l’argomento nelle migliori intenzioni oggettive e nella maggior interezza possibile. Ogni post prenderà in esame un singolo aspetto attinente, prendendo spunto dal materiale disponibile in rete, bibliografico e quant’altro e sarà catalogato secondo quattro contenitori:
- V come vite, una panoramica delle varie tipologie, i possibili impieghi e la posa in opera;
I come info, uno spazio rivolto alla storia e alle news attuali;
-T come teoria, tutto ciò che riguarda l’universo della ricerca che ne permette il calcolo e la progettazione;
- E come extra, quanto non afferente alle tre precedenti voci ma sempre rimanendo in ambito.

Giocare con le lettere iniziali per la classificazione dei post, come fatto per l’acronimo del sottotitolo nell’intestazione, ha il suo significato: con parole chiave aiutare a fissare semplici concetti, che esse (Versatili, Innovative, Tecnologiche, Ecosostenibili) siano i cardini per la valutazione delle viti di fondazioni o che (Vite, Info, Teoria, Extra) siano guidelines per la consultazione del sito. Ed ora, non resta che augurarvi buon proseguimento nella lettura.

(1) Federbeton, La filiera del cemento e del calcestruzzo armato nel mondo delle costruzioni, Roma, 22 dicembre 2014, www.federbeton.it

mercoledì 8 aprile 2015

Prefazione: "Impara l'arte e mettila da parte"

Di solito bisognerebbe cominciare dall'inizio presentando l'oggetto del discorso, di cosa si parla, di come l'argomento sarà trattato nel blog. Tuttavia voglio partire dalla fine, come dalla fine di ogni libro (che vorrei acquistare) ma che leggo subito. Immaginate poi quello che mi dicono i miei conoscenti: "Bravo! Così che gusto c'è a leggerlo se sai già come finisce! Bella soddisfazione".  No, io voglio godermi la vicenda, il viaggio dal punto di partenza del primo capitolo alla meta finale dell'ultimo.

Allora perché esporre questo argomento, dove il soggetto sono le fondazioni a vite? 
- per mettere a disposizione di tutti l'esperienza di un'avventura nata a fine 2010; 
- per dar spazio ad una soluzione tecnica che esiste dagli albori del calcestruzzo e che fu utilizzata nel (fu) Belpaese già cinque anni dopo l'Unità d'Italia
- per assecondare quella voglia e moda di sostenibilità ambientale economica e sociale? Anche.

Invero le esperienze tedesche, americane ed australiane sono già state fortemente consolidate negli ultimi 15 anni, coadiuvate da ricerche internazionali canadesi, giapponesi ed anche malesi. 
Aggiungiamoci poi il largo utilizzo delle viti di fondazioni che va dalle gelide terre scandinave e canadesi, alle vaste lande australiane. 
Termino con la vastissima offerta cinese anche di viti di fondazioni a costi irrisori rispetto ad una produzione locale o europea, offerta rispettivamente bilanciata alla domanda in Cina ma irrisoria in Italia (a qualche anno fa).

Si, tre domande contrapposte a tre risposte, non altro che fatti semplici ed appurabili con qualche ricerca in lingua inglese su Google. Ammetto di non poter affermare se la domanda sia effettivamente bilanciata alla produzione cinese eccessiva, ma in un paese dove si fabbrica e consuma oltre la metà del cemento mondiale(1) ipotizzando che il mercato delle fondazioni a vite consista in un misero 1% rispetto al calcestruzzo, l'occasioni andrebbe sarebbe trascurata secondo voi? In un mercato ipercompetitivo globale ovviamente no.

Un altro perché? Impara l'arte e mettila da parte. Che piaccia o no:
- è sempre bene ampliare quel bagaglio tecnico e di esperienze per un professionista;
- è sempre bene per un impresa far sua una soluzione in più così da cogliere al volo quelle poche opportunità di lavoro oggi disponibili; 
- è sempre bene per un ente pubblico stare attenti alle possibilità offerta dalla vera sostenibilità (una e trina) sia per ragioni di bilancio che di consenso pubblico;
- è sempre bene per l'utente finale avere quel preventivo in più sul quale riflettere per poter risparmiare oppure far qualcosa in più con la stessa spesa o modello di vite di fondazione. 
Io ho già cominciato a impararla ed apprezzarla, se vi interessa ce ne è per tutti.

(1) Mariani D., Crisi o non crisi, il mondo ha sempre fame di cemento, swissinfo.ch,  http://www.swissinfo.ch/ita/crisi-o-non-crisi--il-mondo-ha-sempre-fame-di-cemento/32744222